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Vita Corale, spazio per discussioni, digressioni e, fondamentalmente, per Giampiero

I miracoli

A seguito del concerto del 9 Gennaio 2016, Giampiero ha voluto fermare l’evento con la sua sintesi, riporto dalla sua mail:

Con un’altra grande serata il Coro di Merdies ha concluso i suoi concerti natalizi, ma anche stavolta eventi straordinari hanno costellato la performance del benemerito gruppo.
Preludio.
La necessità di scaldare voci fredde e menomate dai più svariati virus e batteri invernali induce la Direttora, colta da delirio di onnipotenza per le celebrazioni del suo genetliaco, a far gorgheggiare i coristi, vestiti da gnomi, in uno più famosi passages della Roma Barocca. Dopo due secondi netti di melismi e cinguettii truppe scelte dell’antiterrorismo corale, fortemente impressionate da un leggero calo dell’intonazione, perquisiscono i cantori e scoprono che i più fanatici avevano la divisa imbottita di bombe alla crema e di profiteroles, con cui si sarebbero fatti esplodere durante il Gaudete. La Direttora viene immediatamente arrestata e altrettanto immediatamente rilasciata dopo aver eseguito, in solitaria, il “Coro di Morti” di Goffedo Petrassi. Tra mugugni e imprecazioni contro l’ex sindaco della Capitale il gruppo si avvia verso la sede del concerto.
Primo miracolo: la fonte.
Il coro e i musici vengono accolti da un conte transilvanico in clergyman all’interno di una grotta oscura dove gruppi di penitenti cantavano litanie alla Beata Vergine per guadagnarsi il Regno dei Cieli. L’antro, ben sorvegliato dall’emaciatissimo Don Nosferatu, non sembrava il posto più adatto per canti di gioia che intendessero celebrare la nascita dell’Ignuda Direttor, ma ecco che dalle file del coro s’avanza la Beata Gloria in grisaglia, sfinita da giornate di preghiere alla Vergine perché intercedesse a farle azzeccare l’attacco di “Giunti i pastori” ed anche esausta dopo l’ennesima scorpacciata di polenta con gli osei. La Santa reca in mano una verga fiorita, con la quale batte 54 colpi, corrispondenti all’età della Direttora, sull’umido suolo… immediatamente sgorga dalla terra una fonte di acqua sorgiva, e la luce inonda il povero tugurio scoprendo le vestigia mirabili di un antico tempio. Prima che Don Nosferatu avesse il tempo di organizzare un botteghino per far pagare ai fedeli l’acqua miracolosa, i membri del Merdies, a guisa di appestati, si avventano sulla sorgente, abbeverandosi come dromedari. Le bronchiti, le laringiti, le emorroidi, le febbri quartane e le paranoie spariscono subito, sanate dalla sacra bevanda. I coristi, come al solito ruttando come eremiti, secondo un’antico costume druido, per l’enorme quantità d’acqua ingurgitata, si avviano verso l’altare d’oro: il concerto può iniziare, mentre Don Nosferatu fonda la Banca dell’Acqua.
Secondo miracolo: L’ascensione dei bassi e dei tenori.
Tra cali di voce, tamburi fuori tempo, note non previste nella partitura berciate dal soprano, danze improvvisate dai coristi per evitare i fendenti della enorme tiorba che il tenore solista suonava come fosse una scimitarra in mano a Jimi Hendrix, meritandosi l’ovazione di tutti i samurai seduti sugli scranni della Casa del Signore, e poi inviti della Direttora al coro a sghignazzare come il gran nemico di Batman durante l’esecuzione di “Es nascido”, il concerto va avanti, fino al brano più commovente, solo femminile, che è anche quello da cui scaturisce il secondo miracolo: “Peccatori su su”. Relegati gli uomini dalla Direttora in una cappella sconsacrata non visibile al pubblico presente, fin dalle prime note del canto, i bassi e i tenori che avevano fornicato nelle ultime ventiquattro ore cominciano a levitare verso il soffitto dipinto sotto il ghigno di Don Nosferatu da cui trasparivano i sinistri luccichii dei suoi affilati canini. Non c’è la prova che il miracolo sia davvero avvenuto perchè i bassi e i tenori erano lontano dagli sguardi del popolo, ma Don Nosteratu assicura che tutti, anche gli onanisti più impenitenti, presero il volo a tempo con il canto.
Terzo miracolo: ascesa e caduta di Don Nosferatu.
Il concerto si conclude tra gli applausi del folto pubblico alle sole donne, ai musici e alla Direttora, mentre le sezioni maschili, nella cappella sconsacrata, nascosti agli occhi di tutti, ballavano e replicavano la tarantella senza fermarsi mai… e lì ecco il terzo miracolo: Don Nosferatu comincia a ridere e a piangere contemporaneamente alla Danza dei Nascosti. Uno dei bassi, forse il Boss of the Basses, esaltato dalla tarantella continuamente replicata da cantori volanti, si rifugia nel confessionale e raccoglie la confessione di Don Nosferatu, che ammette di non essere così transilvanico, ma che lo disegnano così, citando Jessica Rabbit; il suo nome vero è Don Camillo ed è vessato dal parroco comunista che lo costringe ad impaurire i fedeli per svuotare la chiesa; i denti da vampiro sono finti, acquistati a una bancarella di maschere di carnevale. L’ultima sua confessione, prima della chiusura del sipario, è la più toccante: fin dall’inizio del concerto si è pazzamente innamorato della zampognara.
Bona nox.
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Era l’8 Giugno 2015

Giampiero sintetizza così la cena di fine stagione…

Ieri sera 8 Giugno 2015, si è concluso l’anno artistico del Coro Merdies con una sontuosa cena in uno dei locali più equivoci della Roma della Grande Bellezza. Si sono dovute con rammarico registrare assenze importanti tra le fila del Coro (una per tutte: mancava la Presidenta, afflitta dalla vendetta di Montezuma, ma anche altre figure di rilievo hanno dovuto rinunciare all’Evento per problemi di salute o gravosi ed inderogabili impegni familiari): il numero legale è stato comunque raggiunto e la numerosa truppa dei giovani, guidati dallo Zio Vanich, ha conferito un tono di allegria e di entusiasmo che ha fatto da armonico contraltare alla iniziale seriosità ed alla folle tetraggine dei componenti più anziani che solo alla trentesima pinta di birra, tra rutti selvaggi ed urla belluine – ma i giovani già si erano ritirati impauriti – hanno preso possesso della malfamata osteria improvvisando, vestiti del solo perizoma di tigre confezionato dalla Direttora, kasatschok e quadriglie (ma sto anticipando la fine della kermesse).

La serata aveva in effetti avuto un prequel con la consegna dei doni fatta personalmente dalla Direttora alle massime autorità scolastiche, alle maestranze e ai vigili urbani e a qualche passante: alla Dirigente scolastica in particolare è stato consegnato dalle mani di Ursus, il bidello più robusto della scuola, un macigno di titanio di duecento chilogrammi raffigurante il Coro Merdies a bocca aperta mentre mangia piccole crome di cibo premasticate dalla Direttora, un’opera unica plasmata dalle mani esperte di centinaia di artigiani in servizio presso “Conny creations”.

Al Tesoriere, per la sua meritoria opera bancaria commerciale e informatica l’intero Coro Merdies, per il tramite delle sapienti mani della Direttora, ha donato invece 2 tonnellate di prosciutto di cervo siculo, 300 chili di bacche di goji e sedici paia di mutande a girocollo per le serate particolari.

Si arriva insomma alla trattoria, prenotata dal superefficiente John the First, con un allegro e sbracato corteo tra le vie del quartiere Appio; nell’osteria i coristi prendevano posto su sedie roventi mentre la temperatura del locale si aggirava sui 45 gradi con un tasso di umidità dell’80% (temperatura percepita 96 gradi). Appena entrato nella stanza infiammata, il Prof. Guido sveniva con un rantolo ma si rialzava immediatamente non appena depositato sulla sedia liquefatta riportando ustioni di terzo grado sulle chiappe bronzee. I camerieri del ristorante attivavano allora dei ventilatori a mano che in breve tempo provocavano una bora artica che tuttavia diminuiva la temperatura di un solo grado. Tacerò sui cibi, anche se vorrei fare un cenno all’hamburger destrutturato con patate inseparabili dal corpo carbonizzato della carne servito a Franceschina, convenuta all’Evento con un elegante vestito giallo Merdies: più dell’amor poté il digiuno e la esperta corista ingurgitava il blocco in un sol boccone tra graziose smorfie.

Il momento clou della serata è stata la consegna del dono, inizialmente riservato alla Presidenta, ma che la Direttora ha voluto dividere tra i coristi mediante una riffa preceduta da un canto: la Direttora iniziava con un noto canto popolare della tradizione calabrese; si sono poi distinti il Prof. Guido, il giovane John the Third, il Maestro Luca Pellegrini, e il mite Vanich con melodiosi canti in gaelico, inneggianti all’amore e all’amata lontana; il convalescente Prof. Falcolini ha cantato una ballata di Cat Stevens con voce debole ma incisiva; è stata ammirata la Sig.ra Aquilina che si è esibita in un’elegante nenia popolare della Valsugana, intitolata “la polenta, è stata la polenta… ma ho la digestione un po’ lenta”; madre e figlia D’Alesio hanno intonato “La società dei magnaccioni” condendo la raffinata ballata con gesti innominabili; John the Second ha inventato lì per lì un aria da soprano leggero dedicata all’aria che mancava nel locale; John the First ha concluso in modo corretto il “Christus Factus est”, come non era stato fatto al concerto di due giorni prima, quando i tenori e qualche basso venivano colti da paralisi vocale credendo che il prolungamento della penultima battuta del brano fosse un espediente espressivo escogitato dalla Direttora per sorprendere il pubblico; Irene Rossi ha dedicato un dolce canto d’amore alla madre canuta rievocando le ninne nanne che la madre le cantava nell’infanzia; il popolare De Marco ha intonato con voce rotta dal pianto il tropus conductus in epidiapente con tetracordo molto molle “Victimae pascali laudes” concludendo la squallida esibizione con un gigantesco peto, che ha ricevuto anche qualche applauso; la biologa Letizia ha imitato alla perfezione Patty Pravo sessantacinquenne in una delle sue canzone più celebri e qualche occhio si è rigato di lagrime di nostalgia, il baritono De Angelis ha imitato un’aria mozartiana dalle “Nozze di Figaro” che ha lasciato tutti a bocca chiusa; la giovane Sissy ha levato un canto alla imperatrice Sissy, dando del lei a tutti i vecchi del coro, imitata in questo dall’educatissimo John the Third; Karrer ha intonato in dialetto svizzero il “Tannenbaum” deprecando il fatto che tale celebre brano non fosse in repertorio; la Cruciani si è limitata ad ondeggiare il costume popolare campagnolo, sparendo poco dopo nei labirinti della metropoli; il Tesoriere ha dato il la alle quadriglie con il Buvon bien… e non poteva mancare il Sicut Cervus nella sua versione muta, quella del silenzio di Dio.

Dopo aver distrutto il locale la Direttora ha illustrato tre progetti che di seguito sintetizzerò brevemente:

  1. pare sia venuto al concerto un celebre Direttore d’orchestra della “Miskatonic University” in incognito con barba e baffi finti che, meravigliato dalla straordinaria esecuzione del “Christus Factus est” ha proposto al Merdies l’esecuzione dell’”Apocalypsis cum figuris” di Adrian Leverkuhen, un’opera di musica dodecafonica per cento cori bulgari e nastro magnetico: il Merdies farà il nastro magnetico;
  2. un’abitante di Ascoli Piceno, contattata da Rita, ha proposto al Coro danze e rappresentazioni medievali in calzamaglia medioevale da eseguire al Teatro Comunale di Pizzicaprizzi a 300 euri;
  3. la chicca è stata però la proposta del Cern di Ginevra: i singoli coristi del Merdies, a cominciare dai tenori, verranno inseriti nel programma del Large Hadron Collider (LHC): in breve i coristi verranno bombardati l’uno contro l’altro alla velocità della luce, o giù di lì, nel celebre acceleratore di particelle, alla ricerca dell’AntiMerdies. Un grande sacrificio per la scienza che varrà il Premio Nobel per la Fisica alla nostra Direttora!
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